La separazione dopo la nascita di un figlio, nei suoi primi mesi di vita, è un imprevisto che va a complicare un momento della vita già impegnativo di suo.
Nel resto d’Europa si parla di “baby-clash”, da noi termine non ancora conosciuto ma, fenomeno comunque presente.
La crisi di adattamento alla nascita
Come potrebbe essere diversamente?
L’arrivo di una nuova vita, nella migliore delle condizioni relazionali e ambientali della nuova famiglia, è sempre un grande stravolgimento dell’esistenza a tutti i livelli per tutti i membri che la compongono e richiede un periodo di adattamento.
In alcuni casi però, l’adattamento alla nascita, diventa un momento estremamente difficile per i neo genitori e potrebbe sfociare anche nella scelta della separazione dei due.
Andiamo con ordine, questo articolo ha l’obiettivo di comprendere e magari di fare opera di prevenzione per le future coppie di neo genitori e non quello di giudicare una scelta difficile come questa.
Teniamo a mente che nelle separazioni tutte le parti in causa sono vittime, anche nei casi in cui sia solo uno dei due a voler finire la relazione.
La prima cosa da tenere a mente, in caso di separazione con figli, è la tutela del minore: qual è la scelta migliore nel rispetto della sua crescita? Per quanto questa osservazione possa sembrare banale, talvolta chi è travolto dai sentimenti che derivano da una separazione tende a mettere in secondo piano chi dovrebbe avere la priorità, cioè il minore.
Il buonsenso, che spesso non va a braccetto con le ideologie, ci invita a rispondere che un ambiente di crescita il più possibile sereno è la migliore condizione da offrire al bambino. Da considerare che in questa fase della vita, i primi mesi, il suo ambiente è la relazione con la sua mamma o di chi si prende cura di lui, lo nutre, lo culla, lo tiene pulito, lo protegge e opera scelte per lui.
Detto questo va da sé che talvolta la scelta della separazione risulta migliore rispetto ad un ambiente di forti tensioni e conflitti che non aiutano l’avvio e il consolidamento della relazione mamma-bambino, che è il primo passaggio evolutivo che farà da base ai successivi nello sviluppo psico-emotivo-relazionale del bambino.
Ho chiesto alla collega Dott.ssa Olga Pasin, Psicologa Clinica e Parent Coach un pensiero in merito a questa situazione:
” Il legame fusionale tra madre e figlio si protrae dopo la nascita ed è grazie alla preoccupazione materna primaria descritta da D. Winnicott, che la mamma è in grado di anticipare e interpretare efficacemente i bisogni del figlio, creando così le condizioni necessarie al suo sviluppo: fisico e psicologico. Il benessere del bambino dipende dalla capacità del genitore di rispondere in maniera adeguata ai suoi bisogni. Quando la coppia si separa è possibile che la capacità della madre di sintonizzarsi al figlio venga compromessa dal dolore per la separazione.Una madre triste, arrabbiata, frustrata, che magari si sente in colpa può far fatica a stare in ascolto dei bisogni del bambino perché è molto assorbita dai suoi vissuti.
Questa mancanza di sintonia viene percepita dal bambino in modo diretto, senza filtri e può manifestarsi con l’insorgere di una maggiore irrequietezza, il bambino piange più spesso, fa fatica separarsi dalla madre, si attacca al seno con difficoltà, si allungano i tempi dell’addormentamento e il sonno risulta meno sereno.”
Cause di crisi post nascita
Cos’è che va ad amplificare la naturale fatica della crisi di adattamento alla nuova vita?
Ci sono due ordini di tematiche che potrebbero mandare in crisi i genitori dopo la nascita del figlio: il primo è di ordine pratico, il secondo di ordine psico-emotivo.
Partiamo dalla cose “facili” 😉 , quelle di ordine pratico che richiederebbero attenzioni prima della nascita per poter imbastire un’organizzazione adeguata in modo da lasciare poco spazio agli inevitabili imprevisti.
Considerando che dopo la nascita si entra improvvisamente nell’ondata delle cose da fare (tutte nuove se è il primo figlio) e allo stesso tempo si è molto stanchi per la mancanza di riposo adeguato, la coppia si trova a fare i conti con:
– fatica ed eventuali postumi del parto
– gestione dell’allattamento
– gestione delle cure verso il neonato
– gestione di sé, cure del proprio copro e del riposo
– gestione della casa: pulizie, ordine, spesa, preparazione dei pasti
– gestione della famiglia di origine: che se non ben coordinata, accecata dalla gioia del lieto evento, potrebbe diventare una parte in più da gestire.
– riorganizzazione degli spazi abitativi
– gestione delle spese necessarie e non necessarie
Quindi, per ciò che riguarda gli aspetti concreti del dopo nascita, le parole d’ordine sono fare e gestire.
Criticità della fase di adattamento psico-emotivo del dopo nascita
Adesso arriviamo agli aspetti più profondi dell’adattamento della coppia che diventa famiglia, entriamo nel “sommerso” che da fuori si rischia di non notare o di confondere con scarsa organizzazione.
Per esempio:
– il senso di responsabilità verso il nuovo nato
– il sentimento di adeguatezza o inadeguatezza verso il ruolo di genitore
– l’adattamento a nuovi ritmi di vita e alle nuove attività nel tempo dedicato alla famiglia
– l’esperienza del parto: ha unito o allontanato la coppia?
– il bimbo nato rispecchia il bambino che si è immaginato prima che nascesse? E’ sano? Del sesso “giusto”? Mangia e dorme, come pensiamo che facciano tutti gli altri bambini del mondo? Oppure piange a lungo e non siamo sicuri di nutrirlo in modo adeguato… “è pigro: non ciuccia”?
– Il 50% delle madri è afflitta da depressione post partum entro cinque settimane dal parto; dato emerso già nel 2002 dalle linee guida della SIGN.
Un dato molto significativo che dovrebbe obbligare il personale sanitario a fare divulgazione e prevenzione in merito e offrire ai futuri genitori strumenti di riconoscimento e intervento tempestivo.
Perché, proviamo a chiederci: “Dove sono la mamma ed il bambino nelle prime cinque settimane dopo il parto?” (risposta: in casa)
– Il 10% dei padri, nel periodo di adattamento al nuovo ruolo famigliare e sociale, è afflitto da depressione postnatale paterna. Una percentuale sicuramente inferiore rispetto a quella materna ma è un dato che emerge da studi piuttosto recenti, ancora da allargare ad una popolazione più ampia.
La depressione post natale materna e paterna si influenzano a vicenda ed inevitabilmente influenzano lo sviluppo del bambino. (“La depressione perinatale paterna. Una rassegna della ricerca clinica ed empirica” Franco Baldoni e Luisa Ceccarelli. Rivista infanzia e adolescenza 2010 Vol 9 N. 2 maggio- agosto)
Fattori di rischio che potrebbero portare verso una rottura della relazione di coppia
Proviamo adesso ad immaginare alcune situazioni che potrebbero complicare ulteriormente la situazione ordinaria descritta sopra.
La cultura in cui siamo immersi ci ha insegnato che la nascita è sempre un lieto evento, accompagnato da gioia infinita e immediato amore incondizionato; i lati oscuri della nascita sono solo delle estreme eccezioni urlate dalla cronaca.
Abbiamo immagazzinato immagini di neo mamme felici ed in forma assieme al nuovo nato, non un capello fuori posto, non un pensiero dubbioso. Possenti braccia maschili tatuate cullano nudi neonati abbandonati nel sonno.
Tutto funziona, tutto va, lo hanno fatto tutti: “buttati che è morbido”
Non tutti arrivano pronti alla nascita, tanti pensano che lo scoglio più grande sia il parto e restano travolti dal dopo nascita.
Non tutte le coppie hanno analizzato in anticipo gli aspetti elencati sopra, non tutte le coppie si sono confrontare sul personale significato di diventare genitori e se ci sono aspetti in comune in questa visione personale.
Non tutte le coppie sono consapevoli che ci sono tanti modi di affrontare la nascita, così come ci sono tanti stili di vita e ognuno è invitato a trovare il proprio.
Non tutte le coppie, prima di mettere al mondo un figlio, hanno imparato a gestire i conflitti, a prendere decisioni assieme, a sostenersi nelle difficoltà e ricordarsi sempre che, qualsiasi cosa accada, si gioca nella stessa squadra.
Non tutte le coppie hanno deciso di avere un bambino, e la scelta di portare avanti la gravidanza ha già separato la coppia.
Alcune coppie arrivano già affaticate al concepimento per aver percorso le strade più tortuose per arrivare fino a lì.
Alcune coppie mettono al mondo figli senza essere consapevoli di non avere spazio mentale ed energie per prendersene cura.
Alcune coppie seguono il flusso degli eventi e concepiscono come tappa prevista nella vita.
Alcune coppie decidono di mettere al mondo un figlio per rilanciare il rapporto in crisi.
Alcune di queste coppie non troveranno le risorse per proseguire assieme una volta diventate famiglia
Purtroppo ho dovuto affrontare una separazione con una bimba di otto mesi. Ora ha un anno ed ogni giorno che passa faccio sempre più fatica a tenere a freno il senso di colpa ed il dolore ed occuparmi solo ed esclusivamente della piccola. Inizialmente sono stata io ad ad allontanarmi da lui perché la situazione era diventata invivibile e sono stata praticamente 5 mesi sola con la piccola. La stanchezza e la delusione hanno avuto la meglio su tutto e quindi mi sono allontanata da lui. Ma l’intento era comunque quello di chiarire o almeno provarle tutte. Dopo un po’ di tempo, proprio quando credevo che le cose si stessero aggiustando lui mi dice di non volerne più sapere. Ora sono divorata dal rimorso perché penso che se non me ne fossi andata non sarebbe successo niente. Come se ne esce? Sarebbe giusto insistere per tornare insieme o andare avanti e rifarmi una vita.
In parte ti capisco. Io sono nella tua situazione iniziale. Prima della nascita tutto ok, figlio desiderato… nasce. Covid. Perdita lavoro. Obbligo a lasciare la casa dove si viveva. Andare a vivere sotto i miei suoceri. Intrusioni. Mancata privacy. Allontanamento mio. Odio verso tutto e tutti. Crisi. E ora sto ancora qui, con un bambino di 11 mesi, non mi sento più innamorata, andiamo in terapia di coppia ma io non sento più nulla. Pensa che io ti invidio per essere andata via, lo vorrei fare ma nn lavoro più e nn so come fare non avendo altri appoggi oltre lui. Credo che il tuo pentimento sia normale dopo una fine decisa in prima persona, mi è capitato in passato ma credo sia una cosa normale, ancora di più avendo un figlio. Ora siamo a luglio, ho visto che hai scritto a marzo… ora come stai? Io vorrei essere sola 🙁
Ciao, io ho partorito 6 mesi fa, e da 4 mesi io e il mio compagno non stiamo più insieme. È stata una mia decisione, sono tornata a vivere a casa dei miei genitori, perché il mio compagno spendeva tutti i suoi soldi con le macchinette. Inventa a mille scuse per giustificare dove andavano i suoi soldi, e io gli davo ogni mese i soldi per l affitto e per le utenze, ho scoperto solo alla fine che non pagava nulla, e spendeva anche quei soldi.
Ti capisco bene…. l importante è capire i propri errori e migliorarsi nella vita. Io sobobunb raga che ha sofferto tanto e ti capisco
Ciao…
Io ho un bimbo di 11 mesi …e anche io non posso andare via perché purtroppo non lavoro.
Lui all’inizio della gravidanza aveva perso il lavoro..invece adesso ha indeterminato e mi tratta come una pezza da piedi solo perche non lavoro.
Se ci provo devo lasciarlo perché non avendo nessuno che ci aiuta è difficile già pagare 350 euro di nido figurati la babysitter. .cosi sono a casa e il bimbo ad agosto non andrà più nemmeno al nido.
Sono frustrata…
Vorrei sparire invece questo mi tiene in gabbia ed io non ce la faccio più.
Anch’io diciamo sono nella stessa situazione. Cerchiamo il figlio prima lui lo vuole dopo anch’io. Sono in cinta arriva il covid e senza lavoro andiamo in crisi.
Fa tanto per me , durante la gravidanza è bravissimo. aiuta anche dopo il parto ma non so perché comincia a rinfacciarmi tutto quello che ha fatto per me .
Adesso viviamo sotto casa sua ma vuole che me ne vado con il bambino sono senza un lavoro
E non so cosa fare
Ciao Lory, come va a distanza di tempo? Ora pure io sto malissimo…sono insieme al mio compagno da 7 anni e conviviamo da 3. Tutto bene a parte la mia crisi iniziata l’anno scorso convinta di non amarlo e nonostante ciò, ci ho fatto un figlio insieme ed ora sono incinta di 5 mesi…ho pensato tanto all’aborto e ci sono andata vicino ma il mio cuore diceva di non farlo ed ora sto malissimo ogni giorno perché vorrei lasciarlo per andare a vivere da sola e lo farei anche ma lui non mi lascia..stiamo facendo terapia di coppia ma non serve a un tubo ed io non so più dove sbattere la testa…
Ciao a tutte, ho un bambino di 9 mesi, sono molto triste e vivo un conflitto interiore che mi sta logorando.
Premetto che non volevo figli nella mia vita non lo avevo immaginato anche se il pensiero ogni tanto c’era ma forse era pieno di paure. Poi arriva questo lui, di 24 anni più grande col desiderio di un filgio nostro, decido di darglielo e così 9 mesi fa è nato un bambino meraviglioso. Già mi sento in colpa perch spesso le liti tra me e il padre son successe davanti a lui, il bambino inizia a fare dei capricci pretestuosi e urla quando vuole qualcosa e mi chiedo se sia una consegunza delle liti che ha vissuto. Ad oggi vorrei lasciare quest’uomo ma non ci riesco. Lavoro ma sono una libera professionista e al momento non ho clienti sto facendo pubblicità al mio lavoro con scarsi risultati, il bambino è al nido la mattina e il pomeriggio è con me che non so offrirgli un ambiente sereno e amorevole perchè sono frustrata assente, delusa, sofferente mi sento sola e sono molto nervosa. Lui ? lui lavora h 24 il che è un bene ma si può essere presenti anche da lontano e lui non lo ha fatto mai. Imploro delel attenzioni che non ricevo e vedo il mio lato di donna il lato femminile mortificato dalle sue mancanze. Dipendo da lui economicamente e soffro il fatto che spesso mi mette in un angolo, per il suo lavoro, quando capita che vediamo il figlio di 20 anni sembra che neppure la mano possa tenermi. Non sono attenzioni di bambina che vado cercando amiche credetimi, quelle di una donna bellissima e lo dico senza vergogna ne pretesto, che ha un lavoro in cui ha sempre brillato ma che per amore di lui e del bambino ha dovuto ridimensionare fino a quasi dover ripartire dagli inizi. Mi sento disperata. ho paura di prendere la decisione di lasciarlo ma mi rendo conto che lui è sbagliato per me ed io sbagliata per lui. le mie richieste lo mortificano lo fanno sentire sbagliato idem il fatto che lui mi fa sentire sbaglita per le mie richieste che lui non capisce minimamente. insomma io non so se mi sono spiegata ma sto davvero vivendo un inferno quando vorrei vivere la mia favola quella di aver concepito un bambino che mai avrei pensato di avere. ho sempre pensato che se mai avessi avuto un figlio avrei dato alla luce un bambino per donargli una famiglia perfetta piena di amore. Al momento sono mortificata perchè non riesco neppure a dargli l’amore che una madre dovrebbe donare al suo cucciolo.
Mi dispiace tanto sentire queste storie… ma anche noi stiamo all’orlo… dopo un rapporto di anni , un rapporto un po’ conflittuale che si cercava di risolvere e varie storie negative per avere un figlio, è arrivato un bimbo e ora sta andando tutto a rotoli. La situazione è veramente allo stremo non si riesce a parlare serenamente per risolvere problemi, lui ansia pazzesca e sensi di colpa, senso di inadeguatezza acuiscono l’incapacità di complicità. Oltre ai problemi precedenti che pensavamo risolti si sono acuiti.
Ciao a tutti,
Voglio condividere con voi una parte della mia storia recente, sperando che possa servire a qualcun altro che si trova in una situazione simile. Sono una neo-mamma e negli ultimi mesi ho vissuto delle esperienze che mi hanno segnata profondamente.
La mia relazione con il padre di mia figlia, è diventata insostenibile. Durante la gravidanza, ho dovuto affrontare episodi di negligenza e irresponsabilità da parte sua. In momenti critici, come quando ero ricoverata per complicazioni rischiose, lui era fuori a frequentare ambienti inadatti, abusando di alcol e sostanze stupefacenti.
Le cose non sono migliorate dopo la nascita della bambina. Non solo sono stata cacciata di casa all’ottavo mese di gravidanza da lui e sua madre, ma ho anche subito una serie di comportamenti di violenza psicologica ed economica. Questo ha avuto un impatto devastante su di me, causando uno stress intenso che ha inciso negativamente sulla mia produzione di latte materno.
Ma ciò che è stato ancora più doloroso è stato il suo abbandono. A soli 40 giorni di vita della bambina. Dopo il parto, ha deciso di lasciarci, portando via tutto e attuando dei ricatti nei miei confronti, ad esempio se lo cercavo non sarebbe più tornato insieme. Ha eluso ogni mio tentativo di comunicazione, comprese le videochiamate che ho cercato di fare per fargli vedere la bambina. Le accuse che ha mosso contro di me, definendomi narcisista e manipolatrice, sono state un ulteriore colpo.
In tutto questo, sua madre non ha fatto che diffamarmi, creando un ambiente ostile e stressante. Non è venuta a vedere nemmeno la bambina quando è nata. È stato un periodo terribile, in cui ho dovuto fare affidamento sui miei genitori per le spese necessarie per l’accudimento della bambina, mentre lui si disinteressava completamente e faceva discussioni quando dovevo comprare qualcosa di prima necessità.
Ora, sto cercando di ritrovare un po’ di pace e serenità con mia figlia. Ho deciso di allontanarmi completamente da lui e dalla sua famiglia, e ho chiesto di non essere più contattata da loro. Ho bisogno di concentrazione e tranquillità per poter dare a mia figlia tutto l’amore e le cure di cui ha bisogno.
Se c’è qualcuno là fuori che sta vivendo qualcosa di simile, sappiate che non siete soli. È importante proteggere voi stessi e i vostri figli, e non avere paura di chiedere aiuto e di prendere decisioni difficili per il vostro benessere.
Grazie per aver letto la mia storia.