immagine di "La settimana enigmistica" N. 4396 Anno 85

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In un precedente articolo ho parlato di dipendenza affettival’argomento è vasto e molto attuale, può essere trattato sotto vari aspetti; questa volta vorrei mettere in relazione la dipendenza affettiva con l’ansia da separazione.

In genere si parla di ansia da separazione in merito a bambini o a soggetti di età inferiore ai diciotto anni, di fatto può protrarsi anche in età adulta e mascherarsi dietro altre forme come gli attacchi di panico o alle fobie specifiche.

Non sempre l’ansia da separazione rappresenta un disturbo emotivamente invalidante per il soggetto che ne soffre, talvolta però pone le basi per rapporti di coppia non sani e che possono manifestare le caratteristiche della dipendenza affettiva.

L’ansia da separazione può portare sia alla dipendenza affettiva che al suo esatto opposto, ovvero l’estrema autosufficienza da qualsiasi relazione importante, entrambe sono deviazioni di una esperienza di relazione serena portata dalla difficoltà di trovare un equilibrio tra unione e separazione.

L’unione e la separazione sono i temi che vengono affrontati nella prima infanzia attraverso l’esperienze con la figura più importante di riferimento, nella maggior parte dei casi la madre. E’ lì che “impariamo” l’Amore.
A partire dai sei mesi di vita il bambino inizia a sperimentare fasi di unione con la madre e fasi di allontanamento, talvolta brevi talvolta più lunghi. E’ il periodo in cui inizia a muoversi autonomamente e ad esplorare il mondo che esiste oltre la diade mamma bambino.

Questa fase è molto importante perché pone le basi del significato che ognuno di noi assegna all’esperienza di separazione. 

“Se ti perdo d’occhio che fine fai?” “Se stiamo lontani per un po’, quando ci ritroveremo ci ameremo ancora?”. Ecco le domande che accompagnano l’esperienza delle prime separazioni, ma chissà se a qualcuno di noi vengono in mente anche oggi quando si allontana dalla persona amata.

– La separazione (breve o lunga) è emotivamente sinonimo di abbandono e perdita?
– Può essere sinonimo di autonomia e spazio di crescita individuale?

– L’autostima, ovvero la sensazione di riuscire a fare le cose con le capacità che abbiamo, si perde o persiste quando ci separiamo dal nostro amato\a?

Se nell’infanzia non siamo stati accompagnati a scoprirci anche come individui autonomi resteremo con la sensazione di non essere autosufficienti a livello emotivo o a livello pratico. Se non sperimentiamo l’autonomia non saremo in grado di unirci in una coppia sana ma creeremo coppie basate sulla soddisfazione del bisogno reciproco che con molta probabilità, prima o poi, porteranno delusioni e sensi di abbandono.

Il discorso è ampio e delicato, chi volesse approfondire il tema dell’attaccamento nella prima infanzia può leggere i testi di John Bowlby che ha dedicato la maggior parte delle sue ricerche all’osservazione della diade madre bambino per teorizzare gli stili di attaccamento.

Alcune persone trovano un partner che risponde in modo complementare alle loro esigenze: il mutuo soccorso o il bisogno di trovare una persona emotivamente dipendente per esercitarne il controllo.
Con il tempo la coppia si trova a confronto con la inevitabile frustrazione derivante dalla realizzazione che l’altro non è sufficiente a calmare la propria ansia e quindi non sentirsi davvero amati. Da qui inizia la dinamica di sofferenza all’interno della coppia, cioè la difficoltà personale non riconosciuta né elaborata diventa causa della crisi di coppia.

ansia da separazione

L’ansia da separazione, la sofferenza emotiva che deriva talvolta anche solo dal pensiero di poter lasciare o essere lasciati, impedisce o rende difficile ai due di sperimentare l’indipendenza come “luogo” per affrontare le proprie difficoltà al posto di ricercarne la risoluzione attraverso la relazione avanzando continue richieste e incassando delusioni.
Non necessariamente i due devono separarsi come coppia, ma individuarsi come soggetti all’interno della coppia: ovvero riconoscere che non sarà l’alto a salvarci dalla nostra ansia di separazione ma sarà una presa di responsabilità e di coscienza a permetterci di iniziare a lavorarci su e migliorare.
Come sempre questa condizione può presentarsi a tanti gradi di intensità; l’ansia di separazione appartiene un po’ a tutti noi, la paura del dopo, la paura di essere autonomi e decidere per se stessi, farsi carico delle proprie responsabilità.

Talvolta le coppie che hanno bisogno di modificare il loro “stile di attaccamento” in quanto non più adatto alla fase di vita che stanno attraversando e si trovano in difficoltà a lasciare e prendersi dello spazio libero – di pensiero, di movimento, di opinione, di vicinanza fisica, evolutivo individuale- senza sentire odore di abbandono, nonostante ne sentano la necessità.
Dalla simbiosi iniziale dell’innamoramento occorre poi passare ad una relazione d’amore con caratteristiche più mature e individuate, in cui prendono posto a pieno titolo anche le “mancanze” dell’altro o meglio i nostri vuoti che fanno eco all’interno della coppia.

L’amore, il sentirsi amati o sentirsi abbandonati sono alla base di quasi tutti i percorsi di psicoterapia, proprio perché sono i temi fondamentali dell’essere umano che, superati i bisogni primari, si concentra sulle relazioni e la qualità delle stesse.
Sentire di avere bisogno di un confronto o di un aiuto in merito non vuole dire essere patologici ma consapevoli di quanto questo tema influisca nella maggior parte degli aspetti della nostra esistenza.

Si entra invece nella patologia quando la paura dell’abbandono e della solitudine porta a mettere in atto strategie per tenere a sé la persona amata, quando tutte le energie vengono spese per non perdere il contatto con l’altro che ha deciso di cambiare strada rispetto alla coppia e quando si pensa che la relazione di coppia ci è dovuta e non può essere scissa.

Sentirsi amati o rifiutati, e tutto ciò che ne comporta, è il tema importante di ognuno di noi: prima o poi, spesso o di rado ci chiama a fare i conti…a partire dalle prime ore della nostra vita.