Tutto nasce nella classe del corso di Inglese per psicologi che ho frequentato l’anno scorso.
Ore ed ore di conversazione nel piccolo gruppo composto da 6 psicoterapeute ed una bravissima insegnante madrelingua che offriva nozioni grammaticali e sintattiche in cambio di informazioni (spesso date in modo stentato) su che cosa accada nella stanza di terapia e cosa sia la psicoterapia, la differenza tra il termine cliente e paziente e i vari metodi di intervento, essendo tutte noi di formazione diversa.
Poi la fatidica domanda: “è vero che in ogni psicoterapia prima o poi viene detto parlami della tua infanzia? Perchè?”
Pane per i nostri denti…
A seguire le numerose nostre risposte e le varie sfaccettature possibili dal monolitico Freud al creativo ed ispirato Jung passando dalla stirpe di analiste dell’infanzia che hanno riempito i manuali di psicopedagogia fino ad arrivare ai giorni nostri in cui siamo tutti d’accordo che se non ascoltiamo in nostro “bambino interno” prima o poi i nodi vengono al pettine….spesso al pettine del terapeuta che aiuta il paziente/cliente a sciogliere i nodi nei capelli di chi è stato spettinato dalla vita e non ha avuto modo di darsi una pettinata di tanto in tanto.
In quella bella mattinata di scambi, una collega che si occupa di infanzia ha consigliato questo libro, ed eccomi qui a raccontarti perché mi è piaciuto e perché lo consiglio.
Mettiti comodo:
“Il bambino che sei stato. Un metodo per la conoscenza di sé” è un libro che ha venduto più di 200.000 copie ed è stato tradotto in varie lingue, scritto negli anni ’60 da W. Hugh Missildine, Psichiatra e docente di psichiatria americano.
Lo stile pragmatico degli americani, passami la generalizzazione, spesso offre pratiche leve per il cambiamento senza passare dal via, senza andare alla ricerca del perché e del percome, e ci porta dritti alla domanda: “Il modo in cui vivi la tua vita ti appaga? Funziona? Genera i risultati che desideri?” se la risposta è no, segue un metodo di lavoro per tentare il cambiamento desiderato.
Anche in questo caso è così, questo libro parte da un presupposto con il quale, se si vuole proseguire nell’utilizzo del metodo, occorre essere d’accordo.
Il presupposto è: una volta diventati adulti ci trasformiamo nel genitore di noi stessi e se non poniamo attenzione al nostro dialogo interno, tendiamo ad adottare le stesse modalità relazionali ed educative che i nostri genitori hanno adottato con noi.
In altri termini, quello che resta vivo in noi della nostra infanzia è lo stile, il modo, la qualità affettiva con cui i nostri genitori ci hanno cresciuti, e noi una volta adulti ci relazioniamo così con noi stessi, riproducendo le stesse risposte comportamentali e gli stessi i vissuti emotivi attraverso il nostro dialogo interno.
Perché? Semplicemente perché ci sono famigliari e li consideriamo inconsapevolmente l’unica realtà possibile.
Il Dottor Missildine asserisce che:
Se abbiamo avuto dei genitori tendenti verso il perfezionismo noi imporremo a noi stessi di fare sempre meglio, senza essere mai soddisfatti.
Se abbiamo avuto dei genitori severi e coercitivi potremmo tendere a procrastinare per continuare a ricordarci i nostri doveri.
Se abbiamo avuto dei genitori remissivi continueremo ad essere in balia delle nostre impulsività.
In caso di genitori troppo indulgenti continueremo ad essere annoiati e insoddisfatti, se siamo stati abbandonati (fisicamente o emotivamente) lotteremo col nostro senso di appartenenza.
Se ci siamo sentiti rifiutati soffriremo per il senso di isolamento che ci rimandano le nostre relazioni.
L’autore delinea una serie di profili comportamentali e relazionali e, in modo molto diretto e chiaro, te li mostra nella speranza che tu, lettore, ti possa rispecchiare in uno o nell’altro o in più di uno ed in modo istintivo decida di riappacificarti col bambino che sei stato e che tu prenda la decisione di essere per te stesso un genitore più attento ai bisogni di oggi.
Lontano da questo libro c’è il giudizio verso i genitori che abbiamo avuto.
Che sia chiaro: l’obiettivo è quello di portare il lettore ad identificarsi nel profilo e nello stile relazionali più vicino a sé e decidere di osservarsi meglio e quindi adottare un nuovo stile più rispettoso dei bisogni di oggi.
Questo libro non vuole certamente portare il lettore, ormai in età adulta, a dare la colpa delle proprie azioni ai propri genitori “sono così perché i miei genitori hanno sbagliato, non posso farci nulla”, anzi al contrario intende spingere il lettore ad appropriarsi del suo potere personale e scegliere cosa è meglio per se stesso.
Ho trovato interessante, in quanto psicoterapeuta di coppia oltre che individuale, gli aspetti relazionali dei vari profili, ovvero la descrizione dettagliata della dinamica di coppia, per esempio, tra un “coercitivo” ed un “remissivo” e di come la loro unione permetta di fare tornare reale il dialogo interno di ognuno e creare di conseguenza coppie affaticate e non in grado di spezzare una dinamica frustrante molto simile a quella che vivevano in casa propria durante l’infanzia.
Per concludere, il buon Dottor Missildine nel 1963 ha preso spunto dalle più radicate teorie psicodinamiche e le ha rese concrete e fruibili al lettore non “tecnico” in modo che, una volta riconosciutosi in una eventuale dinamica faticosa e non funzionale, possa fermarsi a riflettere e decidere se continuare allo stesso modo oppure provare a cambiare; da solo o con l’aiuto di un professionista.