J.H. Schultz, ideatore del metodo di auto-rilassamento Training Autogeno, amava definire il “suo” rilassamento come una Meditazione Occidentale.
In effetti, osservando il processo dell’apprendimento del Training Autogeno, sono diverse le occasioni in cui Schultz prende in prestito elementi dalla meditazione orientale. Conoscendo entrambe le discipline, posso dire che la concentrazione assume per entrambe un ruolo fondamentale.
Nel Training Autogeno la ricerca della concentrazione, detta concentrazione passiva, è il fine ultimo.
Lo stato autogeno è l’obiettivo del rilassamento di Schultz e si raggiunge proprio grazie al mantenimento della concentrazione per diversi minuti, talvolta decine di minuti, sulla formule mentali proprie del Training Autogeno. Per stato autogeno si intende uno stato alterato di coscienza in cui tutti i sensi sono rivolti all’interno e impegnati a cogliere le sensazioni che la mente propone. Detta così sembra davvero complesso. In realtà il Training Autogeno accompagna a scoprire cose molto semplici.
Se per il Training Autogeno la concentrazione è il fine ultimo, nella meditazione la concentrazione è parte del processo meditativo. Nella meditazione, si passa attraverso la concentrazione su un oggetto (colore, forma, parola, posizione del corpo, respiro…), per andare a contattare l’energia che caratterizza l’oggetto stesso. La concentrazione è quindi un mezzo per arrivare oltre l’oggetto osservato.
Patanjali, che nel II secolo a.c. ha messo per iscritto gli insegnamenti dello Yoga fino ad allora tramandati solo oralmente, nella sua opera Yoga Sutra afferma che:
“La concentrazione è l’anticamera della meditazione: si focalizza il pensiero su un punto (respiro, immagine, parola, chakra, colore), e con pazienza e costanza si richiama la mente che, abituata a vagare libera (come una scimmia ubriaca da un ramo all’altro, dicono in oriente) mal sopporta di essere aggiogata. Fermare il turbinio mentale, anche per qualche attimo, permette l’accesso alla stanza luminosa” – Cesare Peri “Meditazione sui colori”
Quindi, sia nella Meditazione che nel Training Autogeno si parte dallo stesso punto: trovare la concentrazione riportando la mente sul pensiero che abbiamo scelto di osservare. Prima della concentrazione c’è una mente che vaga libera come una scimmia ubriaca di ramo in ramo. La concentrazione disciplina la mente.
L’apprendimento del Training Autogeno di Schultz prevede sette settimane di allenamento, con sette passaggi ben definiti, per raggiungere la concentrazione e mantenerla per dieci quindici minuti consecutivi. E’ un grande risultato che senza l’apprendimento di un metodo e l’allenamento quotidiano non può essere raggiunto.
Ciò che crea differenza tra il Training Autogeno e la Meditazione, è l’obiettivo.
Il Training Autogeno viene ideato in Germania negli anni ’20 del secolo scorso. Deriva dalla collaborazione tra il neurologo J.H.Schultz, ed l’ipnotista Carl Vogt, nasce quindi in un contesto terapeutico e in quegli anni apre la porta ad una visione complementare tra mente e corpo, un vero colpo di scena per due contesti che non trovavano alcun dialogo: la medicina e la psicoanalisi.
Oggi come allora il Training Autogeno utilizza la concentrazione come strumento di “distrazione” davanti alle fonti di stress e le conseguenze che ne derivano: disturbi del sonno, attacchi d’ansia, somatizzazioni, raggiungimento di obiettivi quotidiani e sportivi.
La Meditazione e la filosofia Yoga vengono fatti risalire come detto sopra dalla stesura dello “Yoga Sutra”, nasce quindi in un contesto filosofico-spirituale dove non c’è separazione tra la salute del corpo e la salute della mente e la pratica tocca varie aspetti che nella nostra cultura non vengono considerati.
La meditazione raggiunge questi stessi benefici perché agisce a livello fisiologico esattamente come il Training Autogeno ma non è questo il suo scopo principale. La meditazione è parte di una filosofia molto ricca che affonda le sue radici in tempi molto antichi ed è la pratica che porta alla realizzazione di questo Pensiero.
Quindi, per concludere, il Training Autogeno è uno strumento efficace, pratico e infallibile se utilizzato seguendo il metodo classico. La meditazione invece è parte di un mondo di significati molto ampio.
Ogni obiettivo il suo strumento!
Buongiorno, sono un uomo di 62 anni, ho praticato il training autogeno quando ne avevo poco più di 30. Penso con buoni risultati. In seguito a diagnosi di disturbo bipolare, ho smesso. Ora sento il bisogno di riprendere. Chiedo un suo parere. Grazie e a presto.
Buongiorno signor Costantino,
grazie per il suo commento al mio articolo.
Se sente il bisogno di riprendere lo faccia, non esistono controindicazioni rispetto alla sua diagnosi, in base alla compensazione da parte dei farmaci potrà avere risultati più o meno incisivi.
Di fatto le uniche controindicazioni sono per il diabete di tipo A.
Mi aggiorni!
Non riesco a difendermi sudo tremo batte il cuore…. Mi spavento per tutto…. Dire un mio pensiero ragionare sono confusa scrivere una lettera o un augurio chuedere ai commessi entro nel pallone
Buongiorno,
le consiglio caldamente di iniziare al più presto una psicoterapia a indirizzo cognitivo comportamentale e valutare con il suo psicoterapeuta la possibilità di avere una terapia farmacologica di supporto alla prima parte del vostro lavoro. La terapia farmacologica può essere prescritta solo da uno psichiatra.